Jueves Santo por Ermes Dovico
«AIUTATE ALFIE»

L'appello di Thomas al vescovo di Liverpool

Thomas ha dato disposizioni all’esercito di Alfie (Alfie’s Army) di scrivere al vescovo di Liverpool affinché lo aiuti in questa dura battaglia. Nella mattina di ieri, dopo averlo cercato negli uffici della diocesi senza successo, siamo andati a bussare alla sua residenza privata.

Ecclesia 15_04_2018

Ancora una volta Thomas insieme all’esercito di Alfie (Alfie’s Army) ha scritto al vescovo di Liverpool, Malcolm Patrick McMahon, affinché la Chiesa cattolica lo aiuti in questa dura battaglia. Il vescovo e l'ausiliare, Tom Williams, era già stato sollecitato. Per questo nella mattina di ieri, dopo aver cercato entrambi negli uffici della diocesi di Liverpool senza successo, siamo andati a bussare alla residenza privata di McMahon.

Il vescovo non era in casa, ma abbiamo potuto lasciare una lettera in cui chiedevamo per lo meno una sua visita in ospedale ad Alfie, affinché gli amministri il sacramento dell’unzione degli infermi. Thomas, infatti, ci ha ricordato che «Alfie fu visitato da un sacerdote solo alcuni mesi fa quando i medici (sbagliandosi, ndr) mi dissero che il piccolo era in fin di vita». Da allora nessun sacerdote è mai venuto a visitare il bambino o a dare una parola di conforto alla famiglia. 

Thomas si riferisce al 31 dicembre del 2016 quando i dottori dell’Alder Hey Hospital rimossero la ventilazione al piccolo che però continuò a respirare. Eppure, «finché non abbiamo insistito, non volevano rimetterglielo anche se ne aveva bisogno. È una cosa tremenda». Perciò Thomas ci ricorda che se non combattiamo «è quello che faranno sempre di più alle persone disabili. Quindi non lo lascerò morire qui. Lo porterò a casa o in un altro ospedale. Vogliamo almeno tentare una diagnosi, che, a differenza di quello che ha detto il giudice, non c’è». Ecco perché ripete che «siccome Alfie sta lottando per svegliarsi dalla sedazione massiccia a cui è sottoposto, vogliamo venire in Italia. Se poi lì morirà naturalmente noi lo accetteremo, perché la vita non è nostra, ma avremo almeno fatto il possibile per capire cos'ha e se esite una cura, per aiutarlo fino alla fine».

E per questo «abbiamo chiesto asilo al papa. Stiamo aspettando che ci risponda per difendere Alfie a nome di tutte le persone disabili a cui viene negato il diritto alla vita. Vogliamo andare in Vaticano dove l’ospedale Bambin Gesù ci aspetta. Aiutateci a uscire di qui».