San Félix I por Ermes Dovico
VERSO DUBLINO/3

"Vicini ai divorziati, ma non si tace su disordine e conseguenze"

"La pastorale familiare cerca di farsi carico anche delle situazioni dei credenti che hanno divorziato e si sono risposati. Essi non sono esclusi dalla comunità; sono anzi invitati a partecipare alla sua vita, facendo un cammino di crescita nello spirito delle esigenze evangeliche. La Chiesa, senza tacere loro la verità del disordine morale oggettivo in cui si trovano e delle conseguenze che ne derivano per la pratica sacramentale, intende mostrare loro tutta la sua materna vicinanza". Ripercorriamo i discorsi di Giovanni Paolo II nei precedenti meeting della famiglia. 

Il terzo di una serie di discorsi che, come spiegato, la Nuova BQ ha deciso di pubblicare in occasione dell'Incontro mondiale della famiglia che si svolgerà a Dublino, per recuperare il vero senso di un incontro che non può essere relegato alle ideologie del momento e che sembrano albergare anche nella Chiesa. Di seguito l'intervento del 14 ottobre 2000 in Piazza San Pietro.

1. E' con grande gioia che vi do il benvenuto, carissime famiglie, qui giunte dalle più diverse regioni del mondo! Saluto anche le famiglie che, sotto ogni cielo, sono ora collegate con noi mediante la radio e la televisione e si associano a questo Giubileo delle Famiglie.

Ringrazio il Signor Cardinale Alfonso López Trujillo, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, per le parole che mi ha rivolto a nome di tutti voi. Saluto anche gli altri Signori Cardinali e Confratelli nell'Episcopato qui presenti, come pure i sacerdoti, i religiosi e le religiose che partecipano a questo incontro festoso.

Ho avuto recentemente la gioia di farmi pellegrino a Nazaret, il luogo dove il Verbo si fece carne. In quella visita vi ho portati tutti nel cuore, supplicando fervidamente per voi la Santa Famiglia, modello sublime di tutte le famiglie.

Ed è appunto il clima spirituale della Casa di Nazaret che questa sera vogliamo rivivere. Il grande spazio che ci raccoglie, tra la Basilica e il colonnato del Bernini, ci fa da casa, una grande casa a cielo aperto. Qui raccolti come una vera famiglia, "un cuor solo e un'anima sola" (cfr At 4, 32), possiamo intuire e far nostro il sapore dolce ed intimo di quell'umile casa, dove Maria e Giuseppe vivevano tra preghiera e lavoro, e Gesù "stava loro sottomesso" (Lc 2, 51), prendendo gradatamente parte alla vita comune.

2. Guardando alla Santa Famiglia voi, coniugi cristiani, siete stimolati a interrogarvi sui compiti che Cristo vi assegna, nella vostra stupenda e impegnativa vocazione.

Il tema del vostro Giubileo - I figli: primavera della famiglia e della società - può offrirvi per questo degli spunti significativi. Non sono proprio i bambini a fare una sorta di continuo "esame" ai genitori? Lo fanno non solo coi loro frequenti "perché?", ma con il loro stesso volto, ora sorridente ora velato dalla tristezza. E' come inscritta in tutto il loro modo di essere un'interrogazione, che si esprime nei modi più diversi, magari anche attraverso i capricci, e che potremmo tradurre in domande come queste: mamma, papà, mi volete bene? sono veramente un dono per voi? mi accogliete per quello che sono? vi sforzate di fare sempre il mio vero bene?

Domande poste forse più con gli occhi che con le parole, ma che inchiodano i genitori alla loro grande responsabilità e sono in qualche modo per loro l'eco della voce di Dio.

3. I figli sono "primavera": che cosa significa questa metafora scelta per il vostro Giubileo?
Essa ci porta in quell'orizzonte di vita, di colori, di luce e di canto che è proprio della stagione primaverile. I bimbi tutto questo lo sono naturalmente. Essi sono la speranza che continua a fiorire, un progetto che continuamente si riavvia, il futuro che si apre senza sosta. Rappresentano la fioritura dell'amore coniugale, che in essi si ritrova e si consolida. Venendo alla luce, portano un messaggio di vita che, in ultima analisi, rinvia all'Autore stesso della vita. Bisognosi come sono di tutto, specie nelle prime fasi dell'esistenza, essi costituiscono naturalmente un appello alla solidarietà.

Non a caso Gesù invitò i discepoli ad avere un cuore di bambini (cfr Mc 10,13-16). Oggi voi, care famiglie, volete rendere grazie per il dono dei figli e, al tempo stesso, accogliere il messaggio che Dio vi manda attraverso la loro esistenza.

4. Purtroppo, come ben sappiamo, la situazione dei bambini nel mondo non è sempre quella che dovrebbe. In molte regioni, e paradossalmente proprio nei Paesi di maggiore benessere, mettere al mondo i bambini è diventata una scelta operata con grande perplessità, ben al di là di quella prudenza che è doverosamente richiesta per una procreazione responsabile. Si direbbe che talvolta i bimbi siano sentiti più come una minaccia che come un dono.

E che dire poi dell'altro triste scenario dell'infanzia oltraggiata e sfruttata, su cui richiamai l'attenzione anche nella Lettera ai bambini?

Ma voi siete qui, questa sera, a testimoniare la vostra convinzione, basata sulla fiducia in Dio, che è possibile invertire questa tendenza. Siete qui per una "festa della speranza", facendo vostro il "realismo" operoso di questa fondamentale virtù cristiana.

5. In effetti, la situazione dei bambini è una sfida per l'intera società, una sfida che interpella direttamente le famiglie. Nessuno come voi, cari genitori, può costatare quanto sia essenziale per i figli poter contare su di voi, su entrambe le vostre figure - quella paterna e quella materna - nella complementarietà dei vostri doni. No, non è un passo avanti nella civiltà assecondare tendenze che mettono in ombra questa elementare verità e pretendono di affermarsi anche sul piano legale.

I bambini non sono forse già fin troppo penalizzati dalla piaga del divorzio? Quanto è triste per un bambino doversi rassegnare a dividere il suo amore tra genitori in conflitto! Tanti figli porteranno per sempre il segno psicologico della prova a cui li ha sottoposti la divisione dei genitori.

6. Di fronte a tante famiglie disfatte, la Chiesa si sente chiamata non ad esprimere un giudizio severo e distaccato, ma piuttosto ad immettere nelle pieghe di tanti drammi umani la luce della parola di Dio, accompagnata dalla testimonianza della sua misericordia. E' questo lo spirito con cui la pastorale familiare cerca di farsi carico anche delle situazioni dei credenti che hanno divorziato e si sono risposati. Essi non sono esclusi dalla comunità; sono anzi invitati a partecipare alla sua vita, facendo un cammino di crescita nello spirito delle esigenze evangeliche. La Chiesa, senza tacere loro la verità del disordine morale oggettivo in cui si trovano e delle conseguenze che ne derivano per la pratica sacramentale, intende mostrare loro tutta la sua materna vicinanza.

Voi, coniugi cristiani, siatene certi: il Sacramento del matrimonio vi assicura la grazia necessaria per perseverare nell'amore scambievole, di cui i vostri figli hanno bisogno come del pane.

Su questa comunione profonda tra di voi oggi siete chiamati a interrogarvi, mentre chiedete l'abbondanza della misericordia giubilare.

7. Al tempo stesso non potete eludere l'interrogativo essenziale sulla vostra missione di educatori. Avendo dato la vita ai vostri figli, siete anche impegnati a seguirli, in modo appropriato alla loro età, negli orientamenti e nelle scelte di vita, facendovi carico di tutti i loro diritti.

Nel nostro tempo il riconoscimento dei diritti del bambino ha conosciuto un indubbio avanzamento, ma resta motivo di afflizione la negazione pratica di questi diritti, quale si manifesta in numerosi e terribili attentati contro la loro dignità. Occorre vigilare, perché il bene del bambino sia sempre messo al primo posto. A cominciare dal momento in cui si desidera di avere un bambino. La tendenza a ricorrere a pratiche moralmente inaccettabili nella generazione tradisce l'assurda mentalità di un "diritto al figlio", che ha preso il posto del giusto riconoscimento di un "diritto del figlio" a nascere e poi a crescere in modo pienamente umano. Quanto diversa e meritevole di incoraggiamento è invece la pratica dell'adozione! Un vero esercizio di carità, che guarda al bene dei bambini prima che alle esigenze dei genitori.

8. Impegniamoci, carissimi, con tutte le nostre forze, a difendere il valore della famiglia e il rispetto della vita umana, fin dal momento del concepimento. Si tratta di valori che appartengono alla "grammatica" fondamentale del dialogo e dell'umana convivenza tra i popoli. Auspico vivamente che sia i Governi e i Parlamenti nazionali, sia le Organizzazioni internazionali e, in particolare, l'Organizzazione delle Nazioni Unite, non smarriscano questa verità. A tutti gli uomini di buona volontà, che credono in questi valori, chiedo di unire efficacemente i propri sforzi, perché essi prevalgano nella pratica della vita, negli orientamenti culturali e nei mass media, nelle scelte politiche e nelle legislazioni dei popoli.

9. A voi, care mamme, che portate dentro di voi un istinto incoercibile per la difesa della vita, rivolgo un appello accorato: siate sempre fonti di vita, mai di morte!

Dico a voi insieme, papà e mamme: siete stati chiamati all'altissima missione di cooperare col Creatore nel trasmettere la vita (Lettera alle famiglie, 8); non abbiate paura della vita! Proclamate insieme il valore della famiglia e quello della vita. Senza questi valori, non c'è futuro degno dell'uomo!

Lo spettacolo stupendo delle vostre fiaccole accese in questa Piazza vi accompagni a lungo come un segno di Colui che è la Luce e vi chiama ad illuminare con la vostra testimonianza il cammino dell'umanità sulle strade del nuovo millennio!

Continua - 3 
GIA' PUBBLICATI: No alla falsa felicità (2); Stravolgimento una famiglia senza matrimonio (1)