San Pascasio Radberto por Ermes Dovico
FOCUS

Ucraina, dalla Ue un'imprudenza che rischia di costare cara

I legami storici, culturali, linguistici tra Kiev e Mosca avrebbero dovuto suggerire un atteggiamento più prudente nel sostenere i desideri europeisti di parte della popolazione ucraina. Ma c'è ancora spazio per scongiurare il peggio.

Internacional 04_03_2014
Crisi ucraina

Se si pretende di fare politica, tanto più politica internazionale, a prescindere dalla storia, dalla geografia e dall’economia si corrono dei grossi rischi. La crisi scoppiata in Ucraina, e subito dopo tra la Russia e l’Ucraina, è venuta di nuovo a confermarcelo. Se chi ha incautamente spinto l’Ucraina a volgersi in modo incondizionato verso l’Unione Europea di tutto ciò avesse tenuto debito conto, oggi non ci troveremmo in Europa alle prese con una crisi davvero molto preoccupante.

Quali che siano i legittimi sentimenti di quell’ampia fetta del paese che è ucraina da un punto di vista sia linguistico che culturale (e tanto più di  quelle sue regioni occidentali attorno a Leopoli e a Tarnopol che fino al suo svanire nel 1918 erano parte dell’Impero austro-ungarico), le regioni orientali del paese e la Crimea sono per lo più di lingua e cultura russa. C’è poi una differenza fondamentale fra tutti gli altri Stati non russi nati dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica e la Russia Bianca o Bielorussia da un  lato e l’Ucraina dall’altro. Russia Bianca e Ucraina sono parte integrante della Russia originaria.

L’Ucraina è poi la culla dell’antica Rus'. La sua capitale Kiev ne fu la metropoli fino a quando venne travolta dalle invasioni mongole e Mosca prese il suo posto tra l’altro grazie a una scelta tutt’altro  che nobile: perché il suo signore, il gran principe di Mosca, si offrì ai mongoli come esattore per loro conto dei tributi che, forti della  loro conquista, avevano imposto ai russi. Al di là della poco lusinghiera origine del primato di Mosca e del suo territorio, l’ingresso nell’Unione Europea dei Paesi Baltici è il massimo cui la Russia post-sovietica ha potuto rassegnarsi. Si aggiunga che, in forza di un apposito trattato fra Kiev e Mosca, la flotta russa del Mar Nero ha le sue basi in Crimea. Stando così le cose, come si poteva mai pensare che la Russia avrebbe subito senza reagire l’incondizionato avvicinamento dell’Ucraina all’Unione Europea? Un’Unione Europea che fosse stata concretamente tale avrebbe forse saputo evitare l’errore che ha invece fatto l’Unione Europea così come sta diventando oggi, ossia poco più che una Germania sotto falso nome.  

Non  si sarebbe affatto dovuto spingere, e caricare mediante una forte esposizione mediatica internazionale, il movimento di protesta dei “filo-europei” spingendolo a trasformarsi in un movimento insurrezionale che non avrebbe comunque potuto reggere al contraccolpo di quanto stava provocando. Ignorando non solo la lezione della storia ma perfino quella della cronaca recente, si è fatto in Ucraina un errore analogo a quello in cui si era caduti  sopraesponendo la “primavera araba” in Egitto.

Per questo si devono ignorare i legittimi sentimenti e i legittimi interessi che sono all’origine della mobilitazione “filo-europea” di una larga parte dell’Ucraina? No di certo, ma se ne deve tener conto senza ignorare la situazione nel suo insieme. Non c’è affatto un’incompatibilità assoluta fra la gravitazione verso la Russia dell’Ucraina orientale e della Crimea e la gravitazione verso l’Unione Europea dell’Ucraina occidentale (dove tra l’altro è presente, con almeno quattro milioni di fedeli, la più importante Chiesa cattolica di rito bizantino-slavo). Queste due differenti gravitazioni vanno però composte tra di loro.

Adesso  però che la crisi è esplosa c’è ancora spazio per puntare a una sua soluzione equilibrata e quindi non distruttiva?  A nostro avviso sì, ma solo se in sede europea non ci si ridurrà a una sterile alternativa tra la linea della Germania,  che cerca una via d’uscita ma senza rimettere davvero in discussione la sua fallimentare politica precedente, e la linea dell’Inghilterra e della Francia che non essendo  direttamente in causa (e avendo tutto da guadagnare da un peggioramento della situazione nell’Europa centro-orientale), non esitano a gridare “muoia Sansone e tutti i filistei!”