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CARPI

Mostra blasfema, i fedeli riparano lo scandalo difeso dal loro vescovo

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Più di cento davanti alla chiesa di Sant'Ignazio di Carpi per pregare davanti alla mostra Gratia plena. Per la prima volta i fedeli riparano un atto blasfemo difeso dalla loro stessa diocesi e dal loro stesso vescovo. Ed è solo l'inizio: le preghiere proseguiranno ancora.  

Ecclesia 11_03_2024

«Ecco le pecore! Spero che sentano il nostro odore!», esclama un uomo di mezz’età mentre indica la piccola folla sul marciapiede. Siamo a Carpi. Sotto un cielo plumbeo, che a tratti minacciava pioggia, più di cento persone si sono radunate davanti alla chiesa di Sant’Ignazio per recitare un Santo Rosario di riparazione per la mostra Gratia Plena, dell’artista Andrea Saltini, inaugurata il 2 marzo nel Museo diocesano di Carpi, nella chiesa di Sant’Ignazio, ancora consacrata.

«L’artista non ha tanta colpa. I veri colpevoli sono le autorità ecclesiastiche che hanno organizzato questo scempio. Nonostante le proteste dei fedeli, loro sono andati avanti, senza sentire la voce dei fedeli», si lamenta una giovane signora, titolare di un negozio vicino alla chiesa. A quanto pare, è stata proprio lei a dare la prima voce d’allarme. Racconta che diverse persone vicine ai responsabili dei Museo Diocesano, hanno cercato di farli ragionare sull'inopportunità di presentare una mostra artistica con dipinti chiaramente osceni e perfino blasfemi. «“Cosa volete?” – rispondevano – “È arte…”». E sono andati avanti, nonostante il crescente scandalo.

Infatti, all’interno della mostra ci sono diversi dipinti chiaramente osceni – come poi svelato in esclusiva dalla Bussola -. Trattandosi poi di persone sacre – Nostro Signore e la Madonna – non si può non qualificarli anche di blasfemi. Proprio il più scandaloso – che mostra Nostro Signore in un atteggiamento ignobile – è stato messo sull’altare maggiore, ancora consacrato per la celebrazione della Santa Messa.

«La mostra Gratia Plena lascia i fedeli senza parole per lo sdegno», ci spiega la signora Marta Polia, una delle giovani organizzatrici del Rosario riparatore, «un arte “sacra” che susciti sentimenti opposti rispetto a quelli che si dovrebbero riservare a Nostro Signore in Croce, non è da ritenersi tale. La Chiesa nella sua storia ha sempre svolto un ruolo didattico di espressione di devozione e di amore attraverso l’arte. Qui a Carpi accade esattamente il contrario».

Infatti, la grande domanda che tanti partecipanti si sono fatti sabato è stata: «Tutto questo è per la maggior gloria di Dio?». La risposta è chiaramente negativa.

I fedeli locali hanno tentato di far sentire la loro voce, chiedendo alla Curia di sospendere la mostra. Tutti i loro tentativi, però, sono andati a vuoto. Poi, tre mamme hanno scritto una lettera aperta alla Curia, della quale La Nuova Bussola Quotidiana ha dato notizia. La risposta del vescovo, mons. Erio Castellucci è stata, a dir poco, sconvolgente: la malvagità sta nell’occhio di chi guarda, non nell’immagine oscena…

Sua Eccellenza sembra non prendere in considerazione due punti fondamentali della dottrina cattolica. Uno è la forza del peccato originale, per il quale la nostra natura è incline al peccato. D’altronde non può ignorare che la dottrina cattolica è molto esplicita: porsi volontariamente in occasione prossima di peccato costituisce di per sé un peccato. Quanto più mettere altri in tali condizioni.

Snobbati dalle autorità ecclesiastiche, nonostante il pieno “processo sinodale” in corso, i fedeli hanno quindi deciso di indire un Santo Rosario di riparazione davanti alla Chiesa. Più di cento persone, per lo più di Carpi, ma anche di Modena, hanno pregato il Rosario e le Litanie, inginocchiate sul pavimento ancora bagnato dalla pioggia. Poi hanno recitato la preghiera di riparazione al Sacro Cuore di Gesù. Una Salve Regina ha chiuso in bellezza l’atto.

Il commento generale è stato: questo è solo l’inizio. Non possiamo più tacere di fronte alla blasfemia. È stato quindi deciso di dare qualche continuità a questo tipo di Rosario, recitato in piazza pubblica. Di sicuro per la prima volta abbiamo assistito ad una preghiera di riparazione da parte di laici per un atto difeso e sostenuto dalla stessa diocesi e dallo stesso vescovo di quegli stessi fedeli. 

Ad organizzare questa manifestazione sono state alcune donne, Benedetta Pari, Marta Polia e Chiara Verrini. «Qual è il senso di questo Rosario di riparazione? - dicono -. Di fronte a una mostra che pone dei problemi di blasfemia, o per lo meno suscita la malizia nei fedeli invece di suscitare sentimenti di contrizione e di dolore per Gesù morto e crocifisso, questo atto ha un senso prettamente riparatore. Abbiamo recitato il Rosario, che è proprio la preghiera mariana per eccellenza, la preghiera di nostra Madre, anzitutto per chiedere perdono per le persone che hanno organizzato questa mostra. Non mi rivolgo tanto all’autore, quanto coloro che hanno organizzato la manifestazione, quindi la Diocesi di Modena-Carpi, che poteva benissimo porsi delle domande sulla bontà di questa mostra, e interrogarsi visto che i fedeli sono stati scandalizzati».



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