Jueves Santo por Ermes Dovico
PRIVATI DEI SACRAMENTI

Perché Dio può volerci nascondere il suo volto

Il peccato può far ritirare il volto di Dio che si manifesta nei sacramenti. Pensiamo alle ingiustizie sociali, alle Comunioni sacrileghe, all’allontanamento dalla Messa domenicale per divertimento o lavoro, alle deviazioni sessuali, all’aborto, all’eutanasia, alle disinvolture dottrinali, alle assoluzioni di peccatori non pentiti, agli abusi liturgici. Probabilmente Dio ha detto: “Basta!”. Tutto ciò coinvolge anche gli innocenti, ma non a caso…

Ecclesia 08_05_2020 English

Ci sono valutazioni e reazioni sul Covid-19 legate all’esperienza umana che i cristiani condividono seguendo la regola: «Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono» (1Ts 5,21). Ci sono poi valutazioni di fede dei soli cristiani, ad esempio vivere il Covid-19 come un’occasione per praticare l’esortazione di Gesù: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua» (Lc 9,23), nella fiducia che Gesù Cristo riscatterà ogni croce e farà fiorire la solidarietà, il servizio e la giustizia verso i più deboli.

In questa lunghezza d’onda si situano l’enigma e il dolore per le celebrazioni non accessibili. E qui i punti di vista possono differenziarsi: un conto è ragionarne stando a casa propria e seguendo celebrazioni e preghiere in Tv o su Internet, altro è, come presbitero e religioso quale è il sottoscritto, ragionarne scendendo spesso in chiesa e vedendola vuota per ore.

Al vedere tutti i giorni la navata con i banchi vuoti mi è spesso salita dal cuore una domanda inquietante: Dio sta nascondendo il suo volto? Sì, i presbiteri possono andare in chiesa quando vogliono e tutti i giorni celebrare la Messa e la Liturgia delle Ore, ma “gli altri”? La domanda è inquietante solo per chi ha fede e confidenza con la Bibbia ed esige alcune spiegazioni.

Cominciamo dall’uomo e da un aforisma di Cicerone († 51 a.C.): «Imago animi vultus, indices oculi / il volto è l’immagine dell’animo e gli occhi ne sono i sicuri indicatori» (De oratore 3,59,221), cui fa eco Sir 13,25: «Il cuore di un uomo cambia il suo volto sia in bene sia in male» (Sir 13,25). Così nella Bibbia il volto sta per la persona e per le sue scelte profonde: «Mi accorgo dal volto di vostro padre che egli verso di me non è più come prima» (Gen 31,5); «Posso anche morire, dopo aver visto la tua faccia» (Giacobbe al figlio Giuseppe: Gen 46,30); «Tutta la terra cercava il volto di Salomone» (1Re 10,24) ecc.

È vero che Dio disse a Mosè: «Tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo» (Es 33,20) e nessuno può comprendere Dio sino in fondo se non Dio stesso. Ma è anche vero che Dio nel linguaggio delle Scritture ha assunto l’immagine umana del volto per parlarci di Sé e delle relazioni che instaura o tronca con noi. Anzitutto le relazioni di amicizia e di protezione: «Il mio volto camminerà con voi» (Es 33,14), assicura Dio nel deserto. Poi «il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come uno parla con il proprio amico» (Es 33,11) e non solo con Mosè, ma con tutto il popolo: «Il Signore sul monte vi ha parlato dal fuoco faccia a faccia» (Dt 5,4), prescrivendo infine di benedire così il popolo: «Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia; il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace» (Nm 6,25-26).

Tuttavia il peccato dell’uomo può far ritirare da lui il volto di Dio. Così si espresse Dio parlando a Mosè e profetizzando i peccati del popolo nella terra promessa nella quale stava entrando: «Io li abbandonerò, nasconderò loro il volto e saranno divorati (...) io, in quel giorno, nasconderò il mio volto a causa di tutto il male che avranno fatto rivolgendosi ad altri dei» (Dt 31,17-18). Le citazioni nello stesso senso sono numerose: «Volgerò il mio volto contro di voi» (Lv 26,17), il Signore «nasconderà loro la faccia» (Mi 3,4), il Signore «si adirò molto contro Israele e lo allontanò dal suo volto (...) li scacciò dal suo volto» (2Re 17,18.20) ecc.

Tutto ciò è vero anche per il Nuovo Testamento. In positivo, se adesso vediamo in modo confuso, quando verrà ciò che è perfetto «vedremo faccia a faccia» (1Cor 13,12) e nella Gerusalemme celeste gli eletti «vedranno il suo volto», cioè il volto di Dio (Ap 22,4). In negativo, alla fine dei tempi Gesù Cristo tornerà per punire quanti non riconoscono Dio e non obbediscono al Vangelo «con una rovina eterna, lontano dal volto del Signore e dalla sua gloriosa potenza» (2Ts 1,9).

Il volto di Dio prese carne nel volto di Gesù, che addirittura nella Trasfigurazione «cambiò d’aspetto… brillò come il sole» (Lc 9,29; Mt 17,2). Ma, trattandosi di una esperienza “anche” umana, come le cose umane passò con il tempo e, al momento dell’Ascensione, Gesù «fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi» (At 1,9) e oggi non è più possibile vedere fisicamente il volto di Gesù come durante la sua vita terrena. E non è una perdita, anzi è una beatitudine legata alla fede: «Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto» (Gv 20,29).

Tuttavia oggi qualcosa da vedere rimane: «I misteri della vita di Cristo costituiscono i fondamenti di ciò che, ora, Cristo dispensa nei sacramenti mediante i ministri della sua Chiesa, poiché “ciò che (...) era visibile nel nostro Salvatore è passato nei suoi sacramenti / quod (...) Redemptoris nostri conspicuum fuit, in sacramenta transivit (San Leone Magno, Sermone 74,2)» (CCC 1115). In questo senso la II Preghiera eucaristica dice: «Ti rendiamo grazie per averci ammessi alla tua presenza a compiere il servizio sacerdotale», in latino “astare coram te”, che significa “stare vicino a te” o “stare davanti a te”. La Liturgia delle Ore al Giovedì II di Pasqua riporta un testo di san Gaudenzio da Brescia († 410) secondo il quale i sacramenti, in particolare l’Eucaristia, vanno celebrati sino al ritorno di Cristo perché «i sacerdoti e tutti i popoli dei fedeli abbiamo ogni giorno davanti agli occhi la viva rappresentazione della passione del Signore (exemplar passionis Christi ante oculos habentes cotidie)». San Tommaso d’Aquino spiega che l’Eucaristia è sacrificio perché «è in un certo modo una immagine “ri”presentativa (repraesentativa) della passione di Cristo, che è una vera immolazione» (III, q 83, a 1) e il concilio di Trento ripete quasi alla lettera che Gesù Cristo nell’Ultima Cena lasciò un sacrificio visibile (la Messa) che “ri”presentasse il sacrificio cruento della croce (cf D 1740).

Eccoci arrivati al punto dolente: il volto di Dio si manifesta nei Sacramenti e soprattutto nell’Eucaristia, ma sono proprio questi ad essere inaccessibili a gran parte del popolo e dunque, attraverso quello che è successo e sta succedendo, sembra che Dio abbia ritirato il suo volto impedendo Battesimi, Cresime - lo so, si dice Confermazione, ma permettetemi di preferire Cresima, che ricorda “crisma” -, Sacramento della Penitenza, Ordinazioni, Matrimoni e financo... esorcismi (so per sicuro che un certo numero di esorcisti rispetta il lockdown!).

Lo so, l’obiezione è dietro l’angolo: «Non diciamo sciocchezze, non è Dio che ha ritirato il suo volto, siamo noi che semplicemente non possiamo venire in chiesa per via del contagio». Anzi, c’è di più, sembra che si sia capovolto il vecchio adagio per cui «Dio scrive diritto su righe storte». No, qui le righe sembrano tutte diritte: il contagio c’è e non essendoci ancora le prove sicure che sia prodotto in laboratorio, sembra un normale contagio e lo Stato ha il normale dovere di prendere dei provvedimenti (nell’insieme validi anche se ad uno ad uno possono risultare discutibili); i cattolici (italiani) sono rassicurati dai Vescovi e dal Papa a stare ai provvedimenti di cui sopra anche per quanto riguarda le celebrazioni. Sì, le righe sono tutte diritte, ma la conclusione è storta: il volto sacramentale di Dio non è più accessibile!

A questo punto chi ha fede è di fronte a un mistero dal quale nascono due interrogativi: “Come mai Dio ha permesso questo? E poi non è che il demonio, salva l’autonomia dei fattori naturali e delle persone umane, non ci abbia messo lo zampino o perlomeno non se la goda?”. Alla seconda domanda è facile rispondere: “Sì, il demonio se la gode”. La risposta al primo interrogativo è più complessa. Di certo, anche se Dio ha solo permesso e non voluto positivamente questa situazione, secondo i testi biblici la privazione e il ritiro del suo volto (sacramentale) è relativa a dimenticanze e abbandoni, cioè peccati contro di Lui e contro il prossimo.

Ognuno è invitato a riflettere guardandosi un poco indietro: pensiamo alle ingiustizie sociali, che sono il primo conteso - non l’unico - al cui interno san Paolo ha scritto che chi non riconosce il corpo del Signore «mangia e beve la propria condanna» (1Cor 11,29); pensiamo alla carità e all'accettazione che anche all’interno della compagine ecclesiale a volte fa difetto; pensiamo all’allontanamento dai sacramenti e dalla Messa domenicale o per divertimento o per lavoro o per trascuratezza; pensiamo alle deviazioni sessuali non più riconosciute come “disordinate” e a un'insana padronanza della vita (aborto ed eutanasia); pensiamo a tante disinvolture dottrinali; pensiamo a un certo numero di assoluzioni sacramentali e di comunioni che “non s’avevano da fare”; pensiamo agli abusi liturgici e allo stile di alcune Messe che non evocano l’esperienza di Mosè di fronte al roveto ardente ma l’ufficio parrocchiale, l’oratorio, la cattedra con un professore che si diverte, la tribuna per fare politica ecc. e di fronte alle quali forse Dio ha detto: “Basta!”.

E qui nasce un’ulteriore obiezione: ammesso che ciò sia vero, di fatto si trovano malcapitati non coloro per i quali la Messa festiva rientrava/rientra nelle scelte opzionali, ma brave persone che andavano a Messa e desidererebbero andarci e invece ne sono private. Come Dio può permettere una simile ingiustizia? Precisiamo: come dai testi biblici sopracitati, la privazione del volto sacramentale di Dio riguarda un popolo o una comunità e non si può ascrivere a danno di questa o quella persona, che, se santa, continuerà ad essere inondata dalla grazia divina, anche se sperimenterà, almeno nella forma esteriore, un danno sociale. Potrei addurre complesse considerazioni filosofiche e teologiche, ma preferisco fermarmi a un dato più semplice, misterioso e insieme profondo: forse Dio permette la sofferenza di queste persone sante perché sono quelle più disposte a pregare perché Dio converta i cuori e torni a mostrare benevolo il suo volto. E la preghiera, partendo dalla esortazione: «Cercate il Signore e la sua potenza, ricercate sempre il suo volto» (Sal 105,4), dirà: «Non nascondermi il tuo volto: che io non sia come chi scende nella fossa» (Sal 143,7), «Dio abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il suo volto» (Sal 67,2). Anzi, tutti dovremmo coralmente pregare così: «Per amor tuo, o Signore, fa’ risplendere il tuo volto sopra il tuo santuario, che è devastato» (Dn 9,17), semplicemente sostituendo “vuoto” a “devastato”. Insomma, «il perverso continui pure a essere perverso, l’impuro continui ad essere impuro e il giusto continui a praticare la giustizia e il santo si santifichi ancora» (Ap 22,11): vale anche al tempo di Covid-19.

Nota bene: A parte le citazioni bibliche, l’interpretazione che ne ho dato non è né ispirata né rivelata né l’unica possibile, per cui chi non la condivide ha tutto il diritto di respingerla. Però si vive non solo di certezze ispirate e rivelate, ma anche di ipotesi ragionevoli e di un discernimento a partire dalle Scritture e non è detto che ogni “narrazione” cattolica debba obbligatoriamente essere di sinistra o di centrosinistra.